Già alla fine del XIX secolo furono descritti da Sir Francis Galton i primi casi di sinestesia, ma l’assenza di metodiche adeguate per dimostrarne la genuinità fece cadere nell’oblio questo fenomeno per essere riscoperto dal mondo scientifico solo all’alba del XXI secolo. La sinestesia è un affascinante e raro fenomeno neurologico che, nelle sue svariate forme può manifestarsi in una persona su venti. Questo fenomeno è il risultato di connessioni eccezionali tra modalità sensoriali come l’udito, la vista, il tatto, ecc., che normalmente non sono collegate tra loro. Ogni nostro organo ha una sua rappresentazione nel cervello e per funzionare in modo armonioso necessita di numerose vie di comunicazione con le altre aree. Infatti, se l’area dedicata alla visione non comunicasse con l’area del movimento, sarebbe impossibile camminare e spostarsi nell’ambiente. Nel caso della sinestesia, invece, sono presenti connessioni tra aree che normalmente non dovrebbero comunicare tra di loro, creando delle esperienze sensoriali particolari ed eccezionali. Se prendiamo l’esempio della sinestesia suono-colore, esistono dei neuroni che collegano le aree dell’udito a quelle della vista, dedicate all’elaborazione del colore. Queste connessioni danno luogo a percezioni di colore durante l’ascolto di suoni o di brani musicali. Le esperienze sinestesiche sono individuali: la percezione esperita da un sinesteta non sarà mai uguale a quella di un altro sinesteta. Le forme più comuni di associazioni sono quelle che danno luogo alla percezione di colori durante la lettura di lettere o numeri e quelle dove i numeri oppure i mesi dell’anno sono disposti nello spazio.
Esistono però anche forme di sinestesia più singolari. Tra le forme più rare si ritrovano le “parole gustose”, i “gusti tattili”, i “dolori colorati”, ma anche le personificazioni di numeri o lettere, dove i numeri, o le lettere, vengono associati a caratteristiche di personalità. Se un giorno qualcuno vi dicesse che il 7 è un tipo rigido e noioso e che preferisce il 2 perché è una mamma tenera con i suoi figli 4 e 5 un po’ monelli, non pensate male: vi sta solo raccontando la sua sinestesia! E’ importante sottolineare che la sinestesia non è il risultato di un fenomeno patologico, né di una vivida immaginazione. Gli studi con tecniche di neuroimmagine hanno evidenziato solo nei sinesteti l’attivazione di aree cerebrali per entrambi i sensi coinvolti (da esempio, l’udito e la vista) e la presenza di connessioni tra di esse, comprovandone quindi la realtà neurologica. In realtà, diversi dati sembrano sostenere la possibilità che esista un continuum e che saremmo tutti potenziali sinesteti. A dimostrazione, se vi forzassi ad associare un colore alla lettera X, mi direste probabilmente che è nera. Oppure se vi chiedessi di scegliere dei colori per le note musicali, mi dareste colori chiari per le note alte e colori scuri per le note basse. Se come me, chi legge non vive tali percezioni farà una gran fatica ad immaginare come sia vivere nella mente di un sinesteta e non può che restare affascinato dalle descrizioni riportare. I sinesteti sono invece spesso sorpresi nello scoprire che per gli altri le parole non sono ne colorate, ne saporite!