La figura di Malcolm X si colloca in un’epoca cruciale della storia contemporanea. I grandi movimenti dei neri americani, gli sconvolgimenti da cui furono attraversati gli Stati Uniti negli anni Sessanta e la grande protesta, sono le quinte davanti alle quali si è svolto il momento topico della biografia di un uomo straordinario, nato poverissimo, diventato leader di uno dei principali gruppi di emancipazione e rivendicazione nera e ucciso il 25 febbraio 1965 a Harlem. Ma a ben vedere in tutto questo c’è anche un forte legame con l’epoca post 11 settembre: Malcolm X era un afroamericano musulmano, leader dei Black Muslim, con cui intraprese una strada conflittuale e aspramente in contrapposizione all’estabilishment bianco dell’epoca, trovando proprio nell’Islam un tratto identitario fortissimo e un elemento di congiungimento con le antiche radici africane. Anche la musica, e la musica jazz in particolare, ne ha omaggiato la memoria dal Malcolm Semper Malcolm di Archie Shepp all’opera in tre atti di Anthony Davis intitolata The Life And Times Of Malcolm X. A questa lista, dall’anno scorso, si può aggiungere un nuovo disco, concepito in Italia e per la prima volta suonato da un gruppo musicale bianco. Malcolm X Suite, è stato registrato dal “Tinissima Quartet” di Francesco Bearzatti e poi pubblicato nel 2010 da Parco della Musica Record. Il cd è stato accolto con entusiasmo dalla critica, che lo ha premiato a pieni voti come miglior disco dell’anno nel Top Jazz del 2010 ed anche dal pubblico, che viene regolarmente ammaliato dalla straordinaria comunicativa innescata da Bearzatti e compagni nelle performance dal vivo.
Il progetto dedicato a Malcolm X è nato sulla scorta della precedente esperienza di questo quartetto che, tre anni fa, ha messo in piedi e registrato la Suite For Tina Modotti, un album pubblicato sempre per l’etichetta romana “Parco della Musica Record”, in cui si celebrava un’altra vita e un’altra vicenda umana eccezionale. Malcolm X Suite comprende undici brani che fotografano, come in un racconto sonoro, la figura e il contesto in cui si svilupparono la vita e le idee di Malcolm X. A inoltrarsi in questa storia c’è un quartetto che riunisce alcuni dei più notevoli talenti della nuova scena jazz italiana. La formazione con sax, tromba, basso e batteria potrebbe sembrare un aggiornamento della formula ornettiana del periodo Atlantic, ma i riferimenti al padre putativo del free jazz si fermano qui, perchè lo scibile musicale e stilistico lungo cui corre a passi rapidissimi questa formazione sembra rifuggire le etichette. In effetti grazie ad una grande forza espressiva e ad una bella coesione di gruppo, i quattro padroneggiano idiomi differenti con proprietà e sfruttano alla perfezione l’intero arco dinamico: dal pianissimo al fortissimo attraverso una gamma coloristica estremamente ricca e accesa, con una ritmica vibrante, in grado di stimolare al meglio il dialogo tra i due fiati.