La figura di Maderna ci appare oggi di particolare attualità, proprio per la capacità manifestata anzitempo dal compositore veneziano di sapere coniugare Storia e sperimentazione, generi e tecniche, linguaggi e forme diverse della musica, e questo proprio in un’epoca in cui invece le ideologie e le ortodossie culturali cercavano di strumentalizzare le espressioni artistiche. Basta scorrere il suo copioso catalogo per rendersi conto della bulimia musicale maderniana: i lavori seriali convivono con le musiche da film e per la scena, la musica elettronica con il jazz e le canzoni, le trascrizioni di musica antica con le musiche per la radio, la musica aleatoria e le grandi pagine orchestrali con i lavori per il teatro musicale. Ma attenzione a non equivocare tale ricchezza di mezzi espressivi con il rischio della superficialità! Maderna era un musicista rigoroso e nel suo “laboratorio compositivo” tutto veniva sottoposto ad una ferrea logica tecnico-artigianale, come testimonia la messe enorme di materiali preparatori e di schizzi che ci ha lasciato. Oggi la molteplicità di pensiero e di creatività musicale un tempo coltivata da Maderna, da “inattuale”, è sotto gli occhi di tutti e rappresenta una ricchezza nella cultura della globalizzazione.
Le due composizioni qui in programma rendono conto di una fase importante dell’evoluzione creativa maderniana nella prima metà degli anni Cinquanta. Dopo l’adesione alla tecnica dodecafonica sul finire degli anni Quaranta si tratta ora per Maderna di sperimentarne ulteriormente le possibilità non solo tecniche ma anche espressive e poetiche e di evolvere in direzione di una personalizzazione di una tecnica intesa troppo a lungo in modo normativo e restrittivo. Il percorso che dalla dodecafonia porterà Maderna al serialismo generalizzato sarà un percorso liberatorio ed eterodosso che affonda le radici in una interpretazione espressiva dell’ultimo Webern e allo stesso tempo nella lettura e messa in musica di importanti testi della letteratura moderna europea: Lorca, Kafka, Gramsci, Rilke. La composizione degli Studi per “Il Processo” di F. Kafka, per soprano, voce recitante ed orchestra, è stata portata a termine nel 1950, anno della prima esecuzione veneziana, ma sulla base di alcuni documenti possiamo ipotizzare che Kafka fosse presente nei pensieri del compositore già da qualche anno. Maderna aveva anche pensato di ricavarne un’opera per il palcoscenico, poi non realizzata ma di cui ci ha lasciato una sorta di libretto con testo, didascalie e disegni delle scene. Gli Studi conservano tuttavia alcune importanti caratteristiche centrali nella concezione del teatro musicale maderniano quale si manifesterà compiutamente negli anni Sessanta ed in particolare in Hyperion: la scena immaginaria, l’azione drammatica che si svolge tutta all’interno di relazioni musicali di carattere simbolico e metaforico. Nel caso degli Studi poi è interessante notare come Maderna affidi al protagonista, Joseph K., un ruolo musicalmente passivo (egli non canta e non parla); le sue azioni, sentimenti e pensieri sono narrati dalla voce recitante. Mentre alla parte femminile è affidato un ruolo lirico ed espressivo. L’esecuzione è basata sulla preziosa riedizione critica della partitura curata da Rossana Dalmonte.
Scritto nel 1954 il Flötenkonzert è uno numerosi lavori scritti da Maderna per Severino Gazzelloni. Dopo la prima esecuzione ai Ferienkurse di Darmstadt di quell’anno, la composizione è stata rieseguita pochissime volte, e dunque non ha mai beneficiato di una vera e propria ricezione critica. Anche per questa ragione l’esecuzione di oggi è particolarmente importante. Lungi dal riprendere modelli formali neoclassici il Flötenkonzert recupera però certamente l’idea del principio dialettico della forma concertante Solo-Tutti, tipica del concerto solistico. Maderna innesta questo principio astratto sulla tecnica seriale multiparametrica che è alla base dell’elaborazione del materiale di questo lavoro. I parametri investiti dalla preorganizzazione seriale sono qui principalmente le altezze, i tempi e le durate. Negli anni Sessanta il principio oppositivo Solo-Tutti assumerà per il musicista veneziano un importantissimo significato esistenziale ed estetico, configurandosi come relazione simbolica fra l’artista ed il mondo che lo lo circonda e costituirà il fulcro poetico e formale di tutti i concerti solistici composti da Maderna fino alla sua scomparsa nel 1973.