Ho conosciuto Bruno Maderna alla fine degli anni sessanta. Era un compositore straordinario e un grande direttore, maestro dell’avanguardia, maestro di tutti. Brillante ed entusiasta nella vita, nella sua musica la fantasia e l’arte affondavano le radici in una solida base di dottrina e in una profonda conoscenza del repertorio del passato. Per un certo periodo pensò di scrivere per me un nuovo concerto per flauto e orchestra. Dopo la sua morte, grazie alla moglie Cristina e all’amico Christof Bitter, ritrovai la partitura del Flötenkonzert (che ho eseguito alla Biennale di Venezia nel 1981) e di Musica su due dimensioni del 1952, un pezzo completamente diverso dal più noto Musica su due dimensioni del 1958.
Bruno Maderna amava particolarmente il flauto e per questo strumento scrisse opere che rimangono pietre miliari del ‘900 musicale da Grande Aulodia a Musica su due dimensioni, Honeyrêves e Ausstrahlung fino al teatro musicale, con la presenza del flautista sulla scena come la favola d’amore di Don Perlimplin, su testo di Federico Garcia Lorca, o Hyperion, dal clima alienante e angosciante, di cui primo interprete fu Severino Gazzelloni a Venezia il 6 settembre 1964.
Per Bruno Maderna il flauto, nella sua semplicità monodica, incarnava l’essenza della melodia pura, canto dedotto dall’estremo potenziamento delle risorse di uno strumento solo. Le qualità e le possibilità strumentali eccitano la fantasia del compositore e ciò che nasce raggiunge risultati di autentica poesia, assoluto lirismo che sempre contraddistingue il linguaggio maderniano. Il pensiero musicale di Bruno Maderna respingeva l’idea dell’anno zero della musica, caro alle avanguardie, e sostituiva all’idea di una musica completamente nuova, irriverente e di rottura nei confronti del passato, un linguaggio musicale che affondava le radici nel segno della continuità. Luciano Berio disse che Maderna era forse l’unico a Darmstadt che possedesse il senso della storia. I Ferienkurse di Darmstadt sono stati una fucina di nuova musica, di nuove idee, d’incontri che hanno arricchito il repertorio musicale contemporaneo e nello specifico la letteratura flautistica.
Tuttavia il flauto è sempre insuperabile strumento di attualità, proprio per la sua natura ad imboccatura libera. Multiforme, eclettico, offre ai compositori una vasta gamma di possibilità timbriche e sonoriali di grande stimolo per produrre un linguaggio sicuramente variegato che conduce la nuova musica a superare il suo adorniano “isolamento” dal mondo.
Il lungo passato testimonia un cammino in fieri, mezzi espressivi preziosi, per la sua versatile natura, ideali per stimolare e provocare compositori ed interpreti ad esperienze sempre nuove. La collaborazione tra Bruno Maderna e Gazzelloni aveva sancito la peculiare importanza del rapporto compositore-interprete per la nuova musica. La partitura da sola non è sufficiente a realizzare la musica. E’ necessario l’interprete per attivare quella che Nattiez definisce la dimensione estesica dell’opera d’arte musicale. L’interprete è cantore-accentuatore, è colui che rende viva la partitura e che è partecipe del processo di creazione artistica. Nell’atto interpretativo e nell’atto fruitivo si completa il percorso creativo dell’opera d’arte musicale. Per questo motivo all’interprete è affidato un ruolo di grande responsabilità, oltre all’imperativo di fuggire la banalità e l’ovvietà che annientano l’interesse e negano la curiosità.