Le sue performance portano l’immaginazione dell’ascoltatore a compiere viaggi in territori lontani, esotici: l’Africa, il Giappone, l’India, il mare, la foresta, un tempio o un mercato… Ampio è il ventaglio degli stati d’animo che vi trovano espressione: dal contemplativo, intimo e sottile, all’ironico, dall’infantile al sensuale, dal divertito al folle. Passa da figure angeliche e trasparenti a grida delle più selvagge, travalica i confini tra canto, poesia, teatro, composizione, improvvisazione e interpretazione. Poetica e raffinata, sa fondere gestuale e visivo, drammatico e umoristico, fino a toccare l’intimo più profondo dello spettatore. Difficile etichettare le sue performance, ma uno dei più grandi compositori viventi, Robert Ashley, le ha definite addirittura “una delle più importanti esperienze di musica contemporanea ascoltate di recente in Europa”.
Fátima Miranda, originaria di Salamanca, combina tecniche vocali dell’Oriente, dell’Occidente e di sua propria invenzione: usa la voce come uno strumento, a fiato ma anche come una percussione, si prodiga in acrobazie insolite, complesse polifonie e sculture sonore spesso al limite del possibile, grazie a un’incredibile estensione vocale che arriva a coprire un registro di quattro ottave. Riconosciuta come una delle più importanti 23.26.27 NOVEMBRE voci contemporanee, vive oggi a Madrid e nel 2009 ha vinto il prestigioso premio “Demetrio Stratos” (Diamanda Galas e Meredith Monk sono solo alcune delle vincitrici delle precedenti edizioni).
In un’intervista, a proposito del suo percorso artistico, cita Sant’Agostino: “Non ti avrei cercato, se tu non mi avessi trovato”. La ragione è che questa cantanteperformer spagnola non “nasce” cantante, né musicista, né aveva mai nutrito ambizioni d’artista prima di un incontro che le cambierà la vita. Dopo anni di studio di storia dell’arte Fátima incontra Llorenç Barber, compositore spagnolo vicino alla poetica di John Cage, con il quale, sul finire degli anni ’70, forma il “Taller de Música Mandana” – ensemble di musicisti tutt’altro che accademici votato alle arti performative. Con loro Fatima muove i primi passi: sono gli anni del movimento Fluxus e segnano l’inizio di un percorso creativo molto personale, che la porterà a incontrare figure chiave dell’esplorazione della voce (Philip Corner, Meredith Monk, Takeisha Kosugi, Daniel Charles e altri), intesa come suono e come strumento d’improvvisazione. Un percorso che ci regala, oggi, un’artista matura con un uso della voce molto personale, testimoniato dal suo ultimo progetto “perVERSIONES”, che presenterà per la prima volta in Italia a VeronaContemporanea.
Il repertorio mira a toccare e commuovere l’ascoltatore, senza per questo preoccuparsi di dare completezza cronologica o tematica alla narrazione. Melodie medievali, lamenti, lieder, canti sciamanici e raga indiani, si intrecciano in perfetta armonia con standard jazzistici, fado, canzoni spagnole, anche pop, a comporre un’autentica mappa musicale senza confini.
Il concerto è diviso in 7 parti, caratterizzate ciascuna da una diversa atmosfera. Pudore ed estroversione si alternano, fondendo il quotidiano con qualcosa di più alto e spirituale, per un risultato pieno di grazia e sentimento. Sul palco una cantante, un pianista e un pianoforte in grado di dar vita a uno spettacolo che trasuda serietà, umorismo e poesia, alieno ad ogni ricerca di sensazionalismi, con un pianista come Miguel Angel Alonso Mirón, audace e rigoroso, ossessionato dall’interpretazione scenica del repertorio vocale e complice ideale, con i suoi sviluppi timbrici, per la performer Fátima.
“perVERSIONES” già dal titolo strizza l’occhio all’ascoltatore, annunciando un altro sapore, un altro sentimento… fuori dei territori musicali più battuti.