Si è laureato in Filosofia, all’Università di Bologna, orientando i propri studi verso l’estetica musicale, e si è diplomato in flauto al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino.
Dopo il diploma di strumento inizia un’attività concertistica, di carattere cameristico, privilegiando il repertorio del ‘900 storico e contemporaneo. In seguito, dopo un periodo di ricerche post laurea, pubblica alcuni saggi di carattere musicologico, su autori quali Claude Debussy, Olivier Messiaen e Igor Stravinskij, per le Edizioni Eri, di Roma, e per la Suvini Zerboni, di Milano.
Come autore di testi e di approfondimenti ha collaborato con Istituzioni musicali e teatrali quali Teatro Regio di Torino, l’Arena di Verona, l’Accademia Filarmonica di Verona e il Regensburg Festival in Germania, quindi con diverse case discografiche italiane e straniere (Frequenz, Europa, Sipario, Stradivarius, la tedesca, Arts Music e l’inglese Hyperion).
Collabora come critico musicale e per pagine della cultura, prima con il quotidiano, “La Cronaca” di Verona, poi con L’Arena; con la rivista “Il Giornale della Musica” (EDT, Torino) e il periodico “Cadenze” dell’Accademia Filarmonica di Verona.
In questa veste è stato testimone attivo della vita musicale e teatrale della sua città, seguendo anche le questioni legate alla gestione della vita artistica e culturale; un’attività che lo ha portato ad essere vicino ed a confrontarsi, sia con diversi interpreti e compositori contemporanei, che con importanti registi come Hans Werner Herzog, Pier Luigi Pizzi, Beni Montresor, Giuliano Montaldo, Hugo de Hana.
Nel 2009 la Fondazione Arena gli affida la direzione artistica di una nuova edizione di “Verona Contemporanea”, a cui darà il sottotitolo di “Intersezioni”; incarico che gli è stato riconfermato per l’edizione 2010 e per quella 2011/12. Ha ideato l’impianto scenico e curato la regia assieme ad Andrea Brugnera, del Don Perlimplín, di Garcia Lorca con musiche di Bruno Maderna, in programma per l’edizione 2009 di VeronaContemporanea, con l’importate contributo delle coreografie di Susanna Beltrami, in un proficuo lavoro d’equipe, che aveva lo scopo di pervenire ad un’ideale sintesi espressiva di musica, parola e danza.