Happy Birthday, John

Quando la musica solo udita, separata dagli altri sensi, non esiste...

di Alessandro Rigolli

John CageA ricordare Cage, le molte tappe della sua ricca vita artistica. Dall’influsso di Henry Cowell, attraverso le suggestioni dell’Oriente, fino all’happening: per una musica che si risolve nella gestualita’, nel  teatro.

Per comprendere i caratteri di un profilo artistico come può essere quello di John Cage (1912–1992) occorre partire dalle radici che hanno nutrito la sua personalità. In quest’ottica, un ruolo importante è stato svolto da Henry Cowell, la cui attività nell’ambiente musicale americano della prima metà del Novecento fu finalizzata, da un lato, al recupero della tradizione e dall’altro a fornire un forte stimolo per l’avanguardia. Un’attività che valse a Cowell la fama di “padrino” dell’avanguardia: un ruolo espletato nei confronti di allievi come lo stesso John Cage e altri più giovani; allievi che infatti portarono avanti le istanze di rinnovamento, che accompagnarono gran parte dell’attività artistica degli anni immediatamente successivi. Anni caratterizzati, negli Stati Uniti, da un clima nazionalistico al quale gran parte dell’avanguardia reagì rifiutando tanto le espressioni artistiche più tipicamente americane, quanto la tradizione occidentale tout court. Un rifiuto, questo, che, nell’ambito di una ricerca di approcci musicali nuovi, ha portato alcuni musicisti ad avvicinarsi all’Oriente. Tra questi John Cage è stato sicuramente il più importante, coltivando un profondo interesse nei confronti di quelle filosofie orientali che, negli anni Cinquanta, vennero utilizzate dall’avanguardia culturale americana, per la ricerca di nuovi valori in un misticismo di derivazione extra-occidentale. Sono gli stessi valori che verranno adottati nei decenni seguenti, ma con un inversione di segno: dalla negazione elitaria e intellettualistica della più diffusa ed autocentrica cultura americana, negli anni Sessanta si passò a un esotismo che divenne in breve tempo fenomeno di massa.

Tornando a Cage, gli anni centrali del decennio ’40-’50 – dove nascono, per esempio, brani come In a Landscape – rappresentarono un momento difficile nella carriera del compositore. Fu in questo periodo, mentre era depresso e disilluso, che cominciò il suo studio della filosofia indiana, con l’assistenza di una musicista di quel Paese, Gita Sarabhai. A parte le vicissitudini personali di Cage, è significativo sottolineare come questa esperienza – unita all’incontro con il buddhismo Zen, avvenuto nel 1947 alla Columbia University attraverso la conoscenza del filosofo giapponese Daisetz Teitaro Suzuki – abbia stimolato il musicista californiano a elaborare composizioni musicali in base al concetto di alea e indeterminazione, assunti fondamentali per tutta la produzione successiva, almeno fino agli inizi degli anni Ottanta.

In un quadro più ampio, l’influenza di Cage è stata determinante nella misura in cui le sue lezioni di composizione tenute a New York attorno al 1956 non erano frequentate solo da compositori, ma anche da pittori, poeti, cineasti, danzatori, tutti alla ricerca di nuove soluzioni artistiche. In questo senso possiamo fare accenno all’happening, forma d’arte della “comunicazione” in senso lato, che vede in John Cage il maggior promotore. Nel corso degli anni Sessanta e Settanta, proprio partendo dalle esperienze maturate da Cage al Black Mountain College, artisti di diversa estrazione cominciarono a realizzare esperienze sul linguaggio gestuale, visivo, uditivo, grafico e così via, dando corpo ad esperimenti chiamati, appunto, “happening”. Dei molti assunti estetici di Cage, la gestualità è forse l’aspetto che ha influenzato maggiormente il panorama artistico di quegli anni, ponendo le basi per un teatro in cui le azioni avvengono senza motivazioni narrative e dove il concorso di varie discipline – nessuna delle quali preponderante – rimanda all’assunto cageano secondo il quale “l’azione importante è teatrale (la musica – separazione immaginaria dell’udito rispetto agli altri sensi – non esiste), inclusiva e intenzionalmente priva di intenzionalità. Il teatro avviene di continuo…”, come nell’emblematico brano 4’33’’. In estrema sintesi, dai tentativi di superare la notazione musicale tradizionale – delle quali il brano Variation VI è un significativo esempio – al teatro gestuale fino ad arrivare alle esperienze di musica aleatoria, la personalità di John Cage costituisce nel complesso un percorso parallelo, sia pur con risvolti estremamente articolati, che ha invertito la tradizionale circolazione delle influenze musicali dall’Europa agli Stati Uniti, e che ha portato Cage stesso ad essere considerato “il primo compositore americano ad aver influenzato a vasto raggio l’area europea”.